Friday 2 May 2008

Rambo V








Vent'anni dopo aver assistito alla sconfitta dell'Impero Sovietico con una mano sola e a monosillabi, credevamo che John Rambo©, una volta arrivato alla soglia della pensione$, avesse da tempo smesso di ungersi i muscoli, andare in giro per foreste con bandana e coltellaccio e fosse finalmente concentrato, come qualsiasi altro reduce di guerra, a prendere in ostaggio studenti in qualche College americano. Invece, quando parte la proiezione dell'ultimo capitolo della più famosa personalità psicopatica del grande schermo, non v'è il minimo segno che il passare degli anni possano aver ammorbidito il suo peculiare istinto distruttivo. Il ritorno all'azione di Stallone comincia con l'incontro di temibili pirati Birmani armati fino ai denti (gente che potrebbe benissimo essere suo figlio, ma anche figlio di suo figlio in un paese notoriamente promiscuo), verso i quali Rambo giustamente alza le mani in segno di arresa. "Meno male" - penso - "è finito il film". Ma è abbastanza per maturare alcune domande: Cosa è accaduto di così tragico alla politica del pianeta per cambiare i comunisti coi buddisti? E' possibile che Rambo nel frattempo abbia seguito lezioni su come controllare la rabbia? Quanto può favorire il finanziamento di un film del genere il recente sterminio dei monaci? Dove cazzo si trova la Birmania? La risposta è che Sylvester Stallone, che è attore ma anche regista e sceneggiatore, mi sta solo prendendo in giro: nello spazio di pochi secondi infatti, con una mossa veramente astuta, frega la pistola a uno dei pirati e li inchiappetta tutti, ad un'età in cui di solito si prendono lezioni di golf o di giardinaggio, e non invece ripetizioni su come acciuffare serpenti a sonagli e saltare tra gli alberi, con il trasporto emotivo di un vecchio di terza età da rinchiudere al manicomio. La resurrezione di Rambo (dopo quella di Rocky) farà piacere a tutti quelli che ne sentivano nostalgia, sebbene anche questa volta sia dalla parte dei buoni e degli oppressi ma si abbia la sensazione di qualcosa di opportunistico nella nuova carneficina. Nella scena finale Rambo spazza via per sempre mezza Birmania, detonando un ordigno atomico che si era conservato apposta per questo grande momento, dopo aver partecipato da giovane alla Seconda Guerra Mondiale, il che fa sorgere ulteriori domande all'uscita della sala: Sta Rambo combattendo un'altra vecchia guerra, già vista milioni di volte? Chi è più forte tra Rambo e il nonno di Predator? E' davvero solo la violenza fine a sé stessa che lo spettatore desidera per sette euro? Dove cazzo si trovano i comunisti? Il primo film di Rambo (1982) non aveva nessun morto ammazzato. Uno tirava le cuoia perchè scivolato dall'elicottero, un altro perchè uscito fuori strada, i più fortunati prendevano una pallottola nelle cosce, nel braccio o semplicemente inciampavano in un ramoscello secco e si spezzavano il collo. In questo nuovo Rambo ne vengono fatti fuori 236, poco più dei suoi anni. Il "Los Angeles Times" ha persino compilato una classifica, da cui apprendiamo che nel quarto capitolo sono accoppate 2,56 persone a minuto, contro lo 0,72 del secondo e 1,30 di Rambo III. Onestamente, a parere di chi scrive, questo è tutto quello che c'è da sapere su questo film. I villaggi sono bombardati come in un videogioco, gli organi umani volano in aria; si spara ai bambini, si accoltellano gli adulti, le teste scoppiano. Armi automatiche squartano i corpi letteralmente in due. Alla fine il film ha comunque una morale: il soldato lasciato da solo incapace di adattarsi a nulla tranne la guerra. Persino Stallone ha un'idea su quest'ultima e ce la ripropone quattro volte. Ha scritto il produttore Kevin King che "quando Stallone si sveglia la mattina dice che è Rambo e dopo aver bevuto il caffè allora è Rocky". Il problema è che nessuno ha capito che droga si prenda dopo.

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